Ci viene spesso assicurato
che il controllo dei maggiori media, e segnatamente della televisione, è
un fatto
politicamente irrilevante. Dunque le ben connotate proprietà editoriali,
l’incredibile
storia di Europa 7, la guerra senza quartiere ai “pollai” televisivi e
le
epurazioni in atto alla Rai sono frutto d’intenti filantropici la cui
portata
sfugge unicamente ai soliti “comunisti”? Non è forse lecito ribattere
che, se
anche il conteggio dei visitatori di questo modesto blog, ove c’è chi si
diletta a scrivere solo di tanto in tanto, è stato manomesso ed è
rimasto bloccato sull’1 per circa un mese,
esiste invece un vera e propria ossessione censoria che si palesa in
ogni
frangente, persino negli angolini più remoti del web? Esistono
magistrati
“imprudenti” come Antonio Ingroia ed altri “assennati” come Achille
Toro,
abbiamo visto all’opera Vittorio Metta e Raimondo Mesiano, anni orsono
abbiamo
seguito il lavoro del g.i.p. Guido Salvini, del p.m. Tiziana
Siciliano e del p.m. Pietro Forno. Ad
ognuno di essi va riconosciuto il "valore" che gli compete. Il potere
giudiziario non è sicuramente avulso dall’eccezionalità del Sistema
Paese, ma solo attraverso i mezzi necessari all’impatto massmediatico è
stato possibile gettare discredito sull’intera Magistratura.
Siamo certi che il nostro premier nulla
abbia da imparare
dalla stegocrazia americana, ma vale la pena di ricordare che là dove,
in
genere, alle primarie vota il 20% degli aventi diritto, e solo sulla
base di
considerazioni secondarie, in quanto nessun candidato si sogna di
affrontare
temi di politica economica, le campagne mediatiche funzionali alle più
grandi
banche e alle più potenti corporations vengono messe in atto serrando i
ranghi
tra gli addetti all’informazione, sovvenzionando finanche la stampa
estera,
come ad esempio per catturare il consenso sulla guerra in Iraq, per
sostenere
l’occupazione dell’Afghanistan, per propagandare la necessità del
Patriot Act,
per vendere vaccini antinfluenzali inutili o, come accade ultimamente,
per
rendere appetibile l’uso degli OGM. Le tattiche sono note a chiunque
possegga i
rudimenti delle tecniche di comunicazione. Primeggiano gli “omissis” e
seguono
poi il “ribaltamento dell’onere della prova”, gli “annunci”, il “fatto
compiuto”, il “disdoro”, la “minimizzazione”, il “doppio peso sommato
alla
doppia misura”, il “senso di colpa” ed altre strategie appropriate al
target da
raggiungere. Lo smantellamento del sistema di Bretton Woods è stato uno strumento fondamentale per
imbrigliare quell’”eccesso” di democrazia che aveva preso piede nel
corso degli
anni sessanta dello scorso secolo. Le “minoranze intelligenti” servono
ed
amministrano il potere ovunque esso risieda, agli altri deve bastare
scegliere
tra le merci e concentrarsi sulla conquista di gadgets alla moda. Se la
visuale
dei governanti italiani si restringe alla risoluzione di problemi
personali e
al concludere affari nel più breve tempo possibile, i disegni delle
élites
bancarie ed economiche anglofone sono ben più ambiziosi. Gli States
rappresentano un agglomerato militare gigantesco che comprende le
imprese
petrolifere e quelle delle risorse energetiche, sono dei mastodonti in
perenne
fibrillazione predatoria. Ci viene spontaneo diffidare ancor di più
delle
notizie che da lì si diffondono per il resto del pianeta. Non ci risulta
che
Barak Obama debba difendersi in qualche tribunale e che il Congresso
degli
Stati Uniti d’America annoveri tra i suoi rappresentanti dei
“pregiudicati” o
degli “indagati”, in breve i temi connessi all’amministrazione della
Giustizia
non appaiono oggetto delle attenzioni di Washington, ma non è un mistero
che le
mire egemoniche statunitensi prendano in considerazione ogni area ed
ogni popolazione
della terra. Le esigenze dei mercati e della finanza si scontrano con le
identità nazionali, con le specificità culturali e con i dettami
dell’Islam. Il
business non vuole lacci di sorta, aborre la solidarietà ed ogni
istituto che sia
in grado di fornirla. Il suo modello di individuo è quello monade,
passivo ed
acquiescente, senza sicurezze e senza figure di riferimento, senza
famiglia e
senza valori, possibilmente androgino. Il femminismo, lo svilimento
della
maschilità e la delegittimazione della figura paterna, una mistura
culturale particolarmente
efficace nel contribuire ad edificare l’uomo “nuovo”, sono prodotti made
in
Usa. Ma la Chiesa
di Roma a cosa serve? Le encicliche sociali che si sono susseguite negli
anni e
quel vecchio Papa dalle abitudini monastiche che ha l’ardire di prestare
voce
ai paria di ogni società non sono forse un ingombro per la marcia del
consumismo globale? Non è forse meglio attivarsi in tempo per
ridimensionare le
velleità di certe Istituzioni? Chiamare in causa la pedofilia significa
entrare
nella sfera d’influenza degli strizzacervelli e dei servizi sociali,
obbliga a
giocare su un terreno sdrucciolevole dove anche il vero “esperto”, se è
affidabile e preparato, non si avventura con leggerezza. Quando si
affronta l’evento
denunciato i confini tra fatti e allucinazioni, tra percezioni della
“vittima”
e condizionamenti dell’”investigatore”, tra garanzia e arbitrio, tra
interessi
privati dei consulenti incaricati e diritti dei presunti colpevoli si
fanno
talmente labili da portare frequentemente a conclusioni devastanti per
tutte le
persone coinvolte nell’indagine giudiziaria. Se si riconosce l’esistenza
di individui
che abusano di minori, è altrettanto opportuno sottolineare che troppe
volte il
fenomeno si è prestato ad usi strumentali. La pedofilia è un tema
sensibile,
tocca le corde giuste delle masse ed allora perché non farvi ricorso
mediaticamente per proporre un’immagine della Chiesa più calzante con il
programma dei semidei che aspirano ad un governo planetario? L’eco
fornita dai
più influenzabili, che siano politici, pennivendoli, bloggers o
giornalisti,
amplificherà e rifinirà il lavoro di diffamazione lasciandola apparire
come un
consesso di pedofili in netta antitesi con la sfaccettata realtà
ecclesiastica.
Francesco d’Assisi, Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta sono stati
espressioni
di quel consesso, lo è stato il vescovo Oscar Arnulfo Romero. Don Pino
Puglisi
è stato ammazzato per il suo impegno contro le mafie. Monsignor Domenico
Mogavero è una voce scomoda che si leva dall’interno della comunità
sacerdotale.
Rifuggiamo dal prendere la lavagna per dividere i buoni dai cattivi, ma è
ambiguo, e quanto meno incauto, far scivolare tra le righe di un post o
di una
cronaca giornalistica che la
Chiesa, nella sua interezza, possa ridursi a quella
dei
Marcinkus e a quella dei messaggi elettorali più o meno espliciti. Se si
prova
giustamente sgomento per decine di pedofili in tonaca bisogna anche fare
attenzione a non credere che oratori e parrocchie siano covi di maniaci o
che
nei seminari e nei conventi ci si perfezioni per coltivare e poi
trasfondere le
peggiori caratteristiche dell’uomo nel mondo secolarizzato. Genera
perplessità
il fatto che mentre non si muove foglia
che il padrone non voglia, la supposta vocazione pedofila del clero
buchi il
piccolo schermo ed occupi le pagine di tutti i giornali. La tipologia
dei mangiapreti
nostrani comprende il pappagallo ed il militante politico, spazia da
sinistra a
destra. L’anticlericalismo è un sentimento trasversale che accomuna
l’illetterato
e l’intellettuale con la puzza al naso; con minore o maggiore
consapevolezza il
mangiapreti italico a volte assume le sembianze del Peppone di
Guareschi, a
volte si identifica nell’écrasez l'infâme di voltairiana memoria e a
volte si
palesa attraverso il sarcasmo del direttore de “Il Giornale”. Tutti più o
meno
prevedibili, non sono mai riusciti ad intaccare veramente, pur con tutti
i “distinguo”
che si addicono all’istituzione, la diffusa autorevolezza ecclesiastica.
Sia
nel bene che nel male la
Chiesa,
senza eserciti, vaso di coccio tra vasi di ferro, ha continuato ad
esistere. Soggiacere
acriticamente a quella che potrebbe essere solo una trappola mediatica
allestita
dove brilla il faro della massima pseudo-democrazia occidentale è un
esercizio pericoloso.
Grazie ad un capillare martellamento dell’informazione molti Italiani
credono
che il legislatore, da ultimo, voglia tutelare la privacy dei cittadini
emanando
una norma per ostacolare le intercettazioni telefoniche della
Magistratura. Se
facessimo parte delle solite compagnie di giro, simili a quelle che
gravitavano
intorno agli appalti sporchi della Protezione Civile, se dovessimo
controllare
un palinsesto televisivo per renderlo organico agli affari di famiglia,
nell’evenienza
di non poter ricorrere ai soliti strumenti quali la corruzione ed il
ricatto ci
piacerebbe addirittura nominare oltre che i parlamentari, come già
accade, tutti
i possibili arbitri istituzionalmente previsti e l’intero organico in
forza all’apparato
giudiziaro. Dobbiamo riconoscere che se appartenessimo alla dinastia dei
Rockefeller
o comunque se fossimo parte integrante di un impero
economico-finanziario non
vedremmo di buon occhio un prelato più monaco che pontefice ed un
magistero
cristiano sensibile alle tematiche ambientali, che si propone come
paladino dei
poveri, ultimo possibile catalizzatore per il dissenso degli scontenti.
Dopo
aver ignorato le esigenze degli altri popoli e riportato buona parte di
quelli
occidentali a ridosso di un incubo kafkiano non è accettabile che la Chiesa, in antitesi
con gli insaziabili appetiti di un
capitalismo globalizzato, rispolveri le sue origini, che appaia come una
via di
fuga per aggregare disoccupati, senza tetto, precari e sfruttati di ogni
genere, insomma tutti i delusi e
tutti gli
oppressi
di un mondo ormai senza anima. Come per alcuni è preferibile lasciar
credere
che i magistrati costituiscano un nucleo di sovversivi, ad altri
potrebbe fa
comodo assegnare ai sacerdoti lo stigma della pedofilia. L’indegnità di
uno,
dieci o cento magistrati non può essere estesa all’intera categoria. Lo
scandalo
di uno, dieci o cento preti non può insozzare la totalità della Chiesa.
Antonio
Bertinelli 5/4/2010