Dios Balanos
post pubblicato in
diario, il 16 giugno 2010
Circa tre anni fa Giulio Tremonti
scriveva:”Va a stare ancora peggio chi stava già peggio. Sta meglio solo chi
stava già meglio. E non è solo questione di soldi. Perché la garantita
sicurezza nel benessere che sarebbe stato portato dalla mondializzazione si sta
trasformando in insicurezza personale, sociale, generale, ambientale”. Oggi, a
proposito della vicenda relativa allo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco,
con annesso stravolgimento delle norme sul lavoro, Tremonti plaude all’accordo
sindacale quale positivo cambiamento per il Paese. In questi ultimi anni il
custode del “tesoro italiano”, già fautore di inusitate critiche contro lo
strapotere delle banche, ha detto di tutto ed il suo esatto contrario. Se per
certi versi sembra che anche le aziende, volenti o nolenti, debbano accettare
la logica imposta dai mercati globali, non si può escludere che il modello di
sviluppo abbracciato dall’Europa possa essere foriero di prossime guerre tra
poveri. Quanti accetteranno di produrre in cambio di salari insufficienti per
vivere e di continuare ad indebitarsi per consumare? E fino a quando? Siamo
ormai abituati ai dondolii verbali di Tremonti, come lo siamo ai proclami di
chi vuole mettere il bavaglio all’editoria, alla stampa, al web, vuole inoltre
modificare la
Costituzione e “riformare” la Giustizia. L’Italia è
notoriamente terra di magliari e il “ravvedimento” finale di un qualche Antonio
La Trippa può
trovare collocazione solo in un film. Le dichiarazioni degli “eletti” vanno
sempre prese con riserva, chi vuole limitare le intercettazioni della
Magistratura è consapevole che altri continueranno a spiare, ad intercettare,
ad introdursi nei computers altrui, al solo fine di soddisfare interessi
specifici e senza alcuna garanzia per il cittadino indebitamente controllato.
Dunque, più che alle dichiarazioni dei politici, bisogna attenersi ai fatti,
sia a quelli attuali che a quelli trascorsi. La scuola è stata sventrata, i dipendenti statali sono stati criminalizzati, i trattamenti ed i limiti pensionistici sono
stati riveduti, i rapporti di lavoro sono stati oltremodo precarizzati, i
licenziamenti sono all’ordine del giorno, i giovani lavoratori sono stati
trasformati in tante “partite iva”, la libera concorrenza è rimasta un sogno,
il welfare è stato privato di idonei finanziamenti, i disabili sono stati
abbandonati a loro stessi, l’assistenza sanitaria si è deteriorata, la Rai, un tempo lottizzata secondo
le regole del manuale Cencelli, è diventata la voce più possente del regime. Le
promesse sui benefici dell’Europa allargata ad Est e sulle proprietà
miracolistiche del mercato globale si sono rivelate false, l’Italia vede per di
più giungere a compimento i propositi di un potere mafio-massonico penetrato
nei gangli dello Stato, omogeneo come non mai. L’autocrate allergico alla
Costituzione sta superando le aspettative del maestro e sta riuscendo dove, per
il noto epilogo di un’oscura guerra intestina, aveva fallito nel 1981 il club
guidato da Licio Gelli. Per il fallimento di quel golpe, il quarto in ordine di
tempo dopo quelli del 1964, del 1970 e del 1973/74, si possono fare solo delle
congetture. Vale la pena di rinverdire quanto documentato in proposito. Dei
duemila iscritti alla famosa fratellanza ne sono stati identificati meno della
metà, tra gli affiliati risultavano un segretario di partito, parlamentari,
ministri, generali dei Carabinieri, generali della Guardia di Finanza, generali
dell'Esercito, generali dell'Aeronautica Militare, ammiragli, magistrati, grand
commis, direttori e funzionari dei servizi segreti, prefetti, questori, ambasciatori,
giornalisti ed imprenditori. La
Commissione d’Inchiesta Parlamentare, presieduta da Tina
Anselmi, scrisse che la
Propaganda 2 fu
impiegata per i peggiori crimini di questo Paese, che fu usata come camera di
compensazione tra interessi diversi, come punto d’incontro per una mediazione
politica, per influenzarla, per condizionarla tramite ricatti, soldi ed altre
peggiori azioni. Non sono mai emersi elementi per individuare quella che
l’Anselmi definì una "doppia piramide rovesciata". Alla direzione
della prima c'era Gelli, ma lo stesso, secondo la Presidente della Commissione,
era anche il punto d'inizio della seconda, ai cui vertici si trovavano dei
burattinai internazionali. Comunque più che le metafore sono gli eventi e le
morti che aiutano a comprendere. L’unico a subire una condanna definitiva, e
solo per il crac del Banco Ambrosiano, fu il maestro venerabile della citata
loggia massonica che, contrariamente alle conclusioni ufficiali, non era
certamente avulsa dalle formazioni partitiche, ma anzi era perfettamente
organica alla classe dirigente di ieri, così come potrebbe essere un tutt’uno con
quella di oggi. Si allibisce frequentemente per le politiche adottate da
Muammar Gheddafi o per quelle messe in atto da Vladimir Putin. Al primo si
rimprovera di non aderire ad alcun trattato per la tutela internazionale dei
migranti, al secondo si imputa la sbrigativa efficienza nel disfarsi dei
giornalisti che lo infastidiscono. Non merita forse altrettanta attenzione la
storia non scritta della P2?. Di indagini “pericolose” destinate a finire in un
nulla di fatto ce ne saranno ancora, ma non bisogna sottovalutare che, nello
spazio di un quinquennio, all’interno della trama in cui ha operato quella
loggia massonica si sono verificate almeno venticinque morti “misteriose”. Non
è particolarmente rilevante stabilire sotto quale etichetta associativa si
mettono in atto dei rapporti affaristici illeciti o si compiono azioni eversive.
La loggia di Gelli fu sciolta con la legge n. 17 del 25 gennaio 1982, il Grande
Oriente d’Italia ne prese le distanze, eppure alcuni magistrati continuano
ancora oggi ad imbattersi nell’intreccio di poteri oscuri che controllano lo
Stato nella sua interezza. Mentre il gotha economico-finanziario, pur in
presenza di un enorme debito pubblico, macina profitti e guadagni stellari, il
ceto medio viene sempre più schiacciato verso il basso e le masse popolari sono
condotte progressivamente alla schiavitù. I nominativi di molti iscritti alla
P2 ritornano con martellante puntualità in tutte le inchieste sugli arcani
d’Italia. Alcuni di loro hanno fatto carriera ed il piano di rinascita democratica
stilato da Gelli fa da base programmatica all’attuale Governo. La crisi
economica e le fragilità europee si fanno sentire in tutta la loro pesantezza, marciano
inoltre di pari passo con la svolta liberticida dell’establishment politico.
Abbiamo scampato altri disegni eversivi e c’è da augurarsi che anche questa
volta fuoriesca dal consueto buio, in cui s’incontrano e si scontrano i
rappresentanti di interessi colossali, la soluzione per sfuggire ai progetti
dell’irriducibile caudillo.
Antonio Bertinelli 16/6/2010