Il sol dell'avvenire
post pubblicato in
diario, il 8 maggio 2010
La
fitta ragnatela economica-finanziaria che sta avvolgendo la Grecia e che minaccia di strangolare
altre nazioni, Italia inclusa, dipende dal radicamento del modello di sviluppo
americano. Dopo essere entrati nel cono d’ombra del capitalismo globale, senza che le politiche
dei vari paesi abbiano mai sostenuto una qualche forma di multipolarismo, oggi
paghiamo pegno al dominio planetario delle banche e arretriamo davanti alla
speculazione dei grandi finanzieri. I governi di sinistra, a cominciare dai
primi anni novanta del XX secolo, hanno alienato gli “scudi” economici
nazionali. Quelli di destra, mentre lasciano che le combriccole degli amici
gozzoviglino con il denaro pubblico, continuano ad applicare la politica del
rigore, la quale grava esclusivamente sulle fasce più deboli della popolazione.
Giovanni Falcone era riuscito ad inquadrare le eterogenee lobbies che avevano
messo gli occhi sui settori strategici dell’economia statale e che stavano
collaborando per appropriarsene. Il coraggioso magistrato non ebbe modo di
conoscere l’epilogo della storia, così come non ebbe modo di assistervi Paolo
Borsellino, ma gli errori di quelle “vendite”, curate principalmente da Romano
Prodi, le scontiamo ancora oggi. Mutatis mutandis, l’avvento del berlusconismo ha
visto proseguire l’assalto ai forzieri e ai patrimoni comuni. Camuffate nelle
forme più diverse e nei più svariati modi, sono aumentate le rendite parassitarie
e i sussidi che le famiglie dominanti si autoelargiscono a spese di tutti. Gli
imprenditori che non sbaraccano per aprire stabilimenti nell’Europa dell’Est o
addirittura in Cina, possono contare su manovalanza asiatica, africana e
sudamericana disposta a lavorare 12 ore al giorno per un tozzo di pane. Quella
in esubero finisce poi a marcire nei centri di identificazione e di espulsione.
Esistono sovvenzioni di Stato e si fanno affari persino sull’immigrazione dei nuovi
schiavi. Dopo aver rinunciato ad ogni forma di dignità la stagione dei saldi non
conosce fine, si vende e si compra di tutto, inclusi i voti e gli scranni
parlamentari. Per dirla alla maniera di Arthur Rimbaud sono “À vendre les
corps sans prix, hors de toute race, de tout monde, de toute sexe, de toute
descendance et le bruit, le mouvement, et l’avenir qu’ils font!”.
Che sia per il
volere di circuiti oscuri, interessati a far trapelare determinati scandali, o per
l’abilità professionale di qualche giornalista “libero”, le nefandezze del
potere affiorano con cadenza regolare. Ovviamente non finiscono in Tv, ma le
gole profonde che ci partecipano le attività truffaldine di questo o di quel
politico, di questo o di quell’imprenditore, di questo o di quel banchiere non
mancano mai. Ora da un episodio, ora da un altro, emerge come il Popolo, che a
detta dei governanti è rappresentato, difeso e condotto al sol dell’avvenire,
sia invece triplicemente circuito. Già imbrogliato dalle oligarchie che
condizionano lo scacchiere economico internazionale, viene ulteriormente spogliato
dallo Stato che va in soccorso della finanza in affanno per crisi sistemica e,
in ultimo, subisce le angherie dello Shogun che gestisce la quotidianità per
conto dell’imperatore. La tanto celebrata democrazia è progressivamente
scivolata verso il rigido dominio dei cittadini attuato per mezzo della
propaganda, degli illeciti, della violenza e delle norme ad hoc. E’ avvilente
constatare la cultura dilagante del favor rei e del favor debitoris. Se
l’Europa non ride, se la Grecia
annaspa, se l’euro traballa, l’Italia, oltre che con il suo debito pubblico,
deve anche misurarsi con le pistole puntate alle tempie di chi informa, di chi
dissente e di chi è comunque fuori linea. I manovratori non devono essere
importunati con critiche, appelli, istanze e neppure con la satira. La casta
degli “eletti” si arroga il diritto di stabilire insindacabilmente quali sono i
suoi alleati e quali sono i suoi nemici, mira ad ottenere una privacy blindata
per imperare sulla
politica, sull’economia e soprattutto sulle leggi. Secondo quanto affermava Adolf
Hitler, la storia mostra come tutti i conquistatori che hanno consentito agli
uomini da loro assoggettati di portare armi hanno in tal modo approntato la
propria caduta. Dunque è bene che il Popolo non disponga di strumenti idonei
per affrancarsi dal giogo e bisogna fare
in modo che solo la gleba si trovi in contrapposizione sulle piazze. Da una
parte i “servi” ribelli e dall’altra i “servi” fedeli. Da una parte chi difende
magari il proprio posto di lavoro e dall’altra le forze dell’ordine. Morti e
feriti, vittime di un qualunque malgoverno, non hanno mai causato lutti alla razza
padrona E’ la logica della guerra
riportata su scala ridotta, quella degli assalti alla baionetta e delle
decimazioni dei reparti in rotta davanti al nemico, come nella Grande Guerra, o
quella dei bombardamenti sulle popolazioni civili, che ha caratterizzato e
preceduto l’avanzata delle truppe americane durante il secondo conflitto
mondiale. Se gli Stati non fossero corrosi dal tarlo della cupidigia non ci sarebbero
frotte di precari e di disoccupati, i piani di assistenza sociale non precipiterebbero
in caduta libera, non esisterebbero cervellotici programmi di sicurezza nazionale
(?), non si assisterebbe ad un’anomala espansione dei Servizi Segreti, i cortei
di protesta non vedrebbero giovani ammazzati dalla Polizia e poliziotti presi a
sassate dalla folla. Se lo spirito della Democrazia fosse applicato effettivamente
si guarderebbe alla critica delle opposizioni come stimolo per migliorare l’azione
dei Governi. Solo per citare qualche caso, ci consta invece che il talk show di Serena Dandini è stato "attenzionato", che Michele Santoro ha subito una denuncia con annessa domanda di risarcimento per aver realizzato una
trasmissione sulla Sanità, che Michel Abbatangelo è stato citato in giudizio a
motivo della satira fatta sul suo blog e che il Ministro per le Attività Culturali
non andrà al Festival di Cannes perché, a suo dire, “Draquila”, il documentario
che presenterà Sabina Guzzanti, disonora l’Italia. Forse non si può più gridare
al mondo che siamo un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di
navigatori e di trasmigratori, ma il lustro perduto dal Paese non è certo imputabile
alle crude narrazioni di qualche libro o di qualche film. Purtroppo gli esiti connessi “all’ora solenne
che sta per scoccare nella storia della Patria” non dipendono dall’agiografia di corte.
Antonio
Bertinelli 8/5/2010