Soperchierie di Stato
post pubblicato in
diario, il 28 maggio 2010
Fa
clamore la notizia che un falso invalido, specialmente se riconosciuto cieco, è stato trovato a leggere il giornale. Per associazione di idee si spingono i
telespettatori a credere che i mali del Paese siano imputabili a questo genere
di imbrogli, poi si aggiunge opportunamente che il welfare dalla culla alla tomba non è più
sostenibile. Noi riteniamo invece che non sia più sostenibile uno Stato
malavitoso perché specialmente là dove i diritti fondamentali non sono garantiti
arriva il camorrista per far concedere una falsa invalidità o un salario di
sopravvivenza, un buono casa o un buono spesa, arriva l’”uomo d’onore” per
garantire l’assunzione di un figlio, un pacchetto di voti o l’aggiudicazione di
un appalto. Presso i Servizi Sociali, che dovrebbero farsi parzialmente carico
di certi handicaps, esistono liste di attesa lunghe tre anni. Abbiamo avuto
modo d’incontrare veri invalidi (anche se non tetraplegici come dovrebbero
essere i “veri” disabili secondo la visione di un politico geniale) senza
pensione. Ci sono soggetti che, pur avendone titolo, non percepiscono alcuna
indennità di accompagnamento. Abbiamo assistito alla promulgazione di norme che
insidiano il dettato costituzionale. Abbiamo visto varare una legge per
confiscare il denaro depositato sui “conti dormienti” (non movimentati da dieci
anni) e sembra che se ne siano accorti solo trentamila Italiani, ora costretti
a percorrere la strada giudiziale nell’arduo tentativo di riavere i propri
soldi. Conosciamo dipendenti pubblici che fanno i salti mortali prima di vedersi
accreditare gli stipendi maturati. Conosciamo pensionati che non ricevono il
trattamento giuridicamente previsto. In questo caso il marchingegno è di una
semplicità estrema. Si comunica all’ente adibito che il soggetto ha
un’anzianità di servizio ed un reddito inferiori a quelli reali. In tal modo
tutti i calcoli del TFS e del trattamento pensionistico mensile risultano
alterati per difetto e i malcapitati iniziano a fare per anni le palline da
ping pong tra uffici preposti e tribunali. Chi gestisce la P.A. eroga servizi
inadeguati, dilapida e intasca denaro pubblico, non paga i fornitori, paralizza
l’economia, punisce con sanzioni pesanti chi non rispetta qualche cavillo, ma
coltiva l’inefficienza della Giustizia. Ultimamente vengono recapitati
notifiche di udienze da tenere alla fine dell’anno corrente per ricorsi fatti
alle Commissioni Tributarie nel 1986. Inutile rilevare che gran parte degli
interessati sono deceduti da tempo. C’è un'ordinaria contravvenzione di Stato
spaziante dalla piccola angheria burocratica alla dissolutezza del governante
che usa qualunque mezzo per rimanere in sella. Come si fa ad infierire catonescamente
sul finto cieco? La sua pur censurabile “furbizia” è ben poca cosa rispetto a
quella di chi si fa pagare le case di famiglia, a quella dei corrotti che
impongono tasse occulte per cinquanta/sessanta miliardi annui, a quella di chi
ha depotenziato l’istruzione pubblica, a quella di chi abbandona i testimoni
scomodi, a quella di chi isola i magistrati in prima linea e, più ampiamente, a
quella di chi allestisce spettacoli compensativi per giustificare l’esistente a
proprio beneficio. Il crimine non è più un bubbone che compare a margine
dell’attività economica generale, ma sembra essere diventato l’essenza
principale dell’economia e dei governi. Disfunzioni, insicurezza, abusi
pervadono ogni nicchia della vita nazionale tanto che, ancor prima di mettere
la museruola all’editoria e alla Magistratura, si è più volte invocata la
“giusta causa” per licenziare chi critica le deficienze delle aziende da cui
dipende. Una delle ultime vicende ha riguardato un funzionario dell’Agenzia
delle Entrate, messo alla porta perché ha denunciato le pecche del sistema
fiscale. Siamo giunti alla sovversione di tutte le categorie fin qui conosciute
e condivise. Il lecito è diventato illecito e l’illecito è diventato lecito.
Chi non condivide l’epifania del lenocinio viene mobbizzato, viene trasferito,
viene sottoposto a procedimento disciplinare, viene licenziato o è costretto a
dimettersi. A pensare che negli Usa, terra elettiva dell’individualismo, si
rispetta il “qui tam pro domino rege quam pro
se ipso in hac parte sequitur” e chi denuncia i danni prodotti allo
Stato riceve una ricompensa. L’infingimento è ormai elevato a sistema e le
prevaricazioni sono diventate la regola. In questi giorni anche chi aveva
perduto la memoria ricorre a mezze parole per rivangare i fatti e le stragi del
biennio 1992/93, lasciando intravedere quell’intreccio di forze oscure che si
sono alleate per la sottomissione definitiva delle Istituzioni. Dopo tante bugie
sulle condizioni di salute delle finanza pubblica è arrivata la stangata sugli
statali e sui disabili senza organizzare un pur minimo programma atto a
rilanciare la crescita dell’economia e dell’occupazione. Presto arriverà
l’ultimo oltraggio alla dignità del Paese con le leggi bavaglio. Non ci ripareranno
dagli eventi che incalzano “Telesogno”, i “compagni” di via della Scrofa, gli
ineffabili “oppositori” del Pd, l’Europa delle oligarchie, qualche vecchio
pappagallo europeista della prima ora ed ancor meno le considerazioni
machiavelliche di un Presidente Emerito. Il principe è la legge e la sua “morale”
è diversa da quella degli altri uomini. Se lo Stato coltiva e rafforza la sua
iniquità, se nessuna forza legittima appare in grado di contrastarne la pericolosa
deriva, su quale strada potrà incamminarsi il cittadino per liberarsi dal gioco?
Antonio
Bertinelli 28/5/2010