L'albero della cuccagna
post pubblicato in
diario, il 5 giugno 2010
E’
un elenco infinito quello degli amministratori (dal ministro al consigliere
comunale) che utilizzano la carica dissipando ricchezze comuni e per fare i
propri interessi. Quando era Governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi il
debito pubblico era pari a circa il 13% del Pil, oggi si aggira verosimilmente intorno
al 117%. Viene detto che la dilatazione della spesa si è verificata per
sostenere le politiche sociali e per pagare le pensioni ai falsi invalidi. In realtà
il debito è cresciuto insieme alla piovra del malaffare alimentata dai tenutari
delle Istituzioni centrali e periferiche, con l’eccessiva remunerazione del
capitale finanziario a discapito di qualunque sostegno alla crescita economica,
con l’incoraggiamento dell’evasione fiscale e, in ultimo, con la rinuncia al governo
della moneta, La Francia
e la Germania
hanno avuto sempre un eccellente Stato sociale eppure hanno un rapporto debito Pil
del 78% e del 77%, dunque ben distante da quello italiano. Proprio quelli che
per dissolutezza ci hanno portato in questa situazione si ergono a tutori
dell’austerità, fanno finta di ignorare che anche la totale autonomia delle
banche centrali configge con gli interessi della collettività e scaricano sulle
spalle dei più deboli tutti i sacrifici derivanti dalle loro scelte. Gli Stati
soccombono di fronte all’imperialismo economico-finanziario e i Popoli
finiscono per pagarne il prezzo più alto. Si parla tanto di terrorismo
internazionale, eppure in questa galassia diversamente cresciuta e spesso
strumentalmente alimentata ci sono realtà nate solo dall’imposizione di un
modello di sviluppo antropofago. Ci sono i pirati somali, ex pescatori
malnutriti che hanno visto morire le barriere coralline, scomparire i tonni e
le aragoste a causa dello scarico di rifiuti tossici da parte delle nazioni
industrializzate. I “terroristi” che si aggirano nei villaggi e nelle grotte
andine sono stati cacciati dalle società petrolifere, dalla costruzione di
dighe e di centrali elettriche. Molti guerriglieri e narcotrafficanti messicani
possedevano fattorie, coltivavano mais prima che il North American Free Trade Agreement facesse scendere il prezzo pagato agli
agricoltori del 70%. Il libero commercio, nel rincorrere il profitto immediato,
sta fagocitando Paesi, risorse e culture, sta portando alla rottura del patto
sotteso al Welfare State. Le grandi città dell’Occidente cominciano a
somigliare a quelle dell’America latina, la miseria crescente arriva persino a
due isolati dalla White House. Anche l’Europa ha le sue baraccopoli, si trovano
a Lisbona, a Napoli, ad Atene, etc. L’Italia, come altre nazioni occidentali,
non è più industrialmente competitiva e la globalizzazione sta creando un tipo
di disoccupazione strutturale. Al fenomeno si aggiungono poi gli effetti della scelte
politiche che ci stanno trascinando nel circolo vizioso della povertà e dell’ignoranza.
Basta guardare al generale sottodimensionamento degli organici aziendali, all’Isola
dei Cassintegrati, alla cura subita dal settore dell’Istruzione e al bando di
concorso per fare didattica universitaria a titolo gratuito o a rimborso
simbolico di un euro. C’è da aggiungere che, nonostante la propaganda dei telegenici,
i loro mandanti, per evitare che si arrivi al “prosciutto”, spalmano
continuamente di grasso l’albero della cuccagna. Non sarà mai possibile ripianare
un debito pubblico auto-rigenerante. Il signoraggio bancario implica il
depauperamento degli Stati e l’arricchimento imperituro di quelle élites
internazionali che indirizzano le dinamiche economiche e politiche su scala
mondiale. Qualunque manovra finanziaria, e segnatamente in Italia, dove la democrazia
parlamentare è commissariata dalle mafie, per quanto stringa il cappio intorno al
collo dei cittadini, non sarà mai sufficiente per liberarsi dal debito. Mario
Draghi preme per la sua riduzione e si dice preoccupato per le problematiche
occupazionali. Il Governatore sa bene che, nonostante le massicce alienazioni
delle aziende e dei beni pubblici ceduti in cambio di carta stampata dalle
oligarchie tipografiche, la perdita della sovranità monetaria è servita e serve
a perpetuare la vecchia ma sempre più avida bancocrazia anglo-americana, di cui
la Bce è una
degna emanazione. Sa che questo genere di mercato libero, anche nel caso di una
ripresa economica, continuerà a produrre disoccupazione nei Paesi sviluppati e
sfruttamento in tanti altri. Negli Usa le tutele dei lavoratori sono quasi
nulle e l’indebitamento, sia quello statale che quello familiare, raggiunge
livelli astronomici. Grazie a zelanti e ben remunerati maggiordomi il sistema
economico-finanziario americano è stato trasposto in Europa, ma come non
constatare che la crisi dell’euro sia oggi particolarmente utile alla
rivalutazione del dollaro? Non è forse un problema che i cinesi stiano
riducendo l’acquisto dei Treasury bonds? Come mai le agenzie di rating
americane si attivano nel fare annunci tanto ingiustificati quanto tempestivi?
Chi sta scommettendo contro Eurolandia? Come mai il gatto e la volpe, che si
affannavano a rassicurarci sulle condizioni dell’Italia, in questi giorni si
sono affrettati a varare una manovra finanziaria correttiva? Il nostro
disgraziato Paese, già immolato sull’altare della globalizzazione, deprivato
della sovranità monetaria, è anche affetto dal parassitismo dei soliti noti per i quali ogni mezzo è buono al fine di fare affari a detrimento dell’interesse
generale. Mentre negli States, pur gravati da un debito che tra pubblico e
privato raggiunge il 300% del Pil, esiste un codice penale in grado di colpire
velocemente e duramente i reati finanziari, qui da noi è stata emanata una
pleiade di norme per assicurare l’impunità ai colletti bianchi, per non
disturbare gli intrecci esistenti tra crimine organizzato e crimine economico. Finanche
gli ex compagni ci hanno raccontato che bisognava liberarsi dello Stato oppressivo
ed inefficiente, così sono stati svenduti tutti i settori strategici
dell’economia. Oggi ci raccontano che bisogna mettere un freno alla Procure che
si ostinano ad indagare e a perseguitare gli Italiani onesti abusando della
legge, così il Parlamento si accinge a “riformare” la normativa sulle
intercettazioni. Anche il web, gli editori e la stampa suscitano l’anomalo interesse
del legislatore, peraltro in contrasto con le direttive europee. Nel mondo
anglofono esiste una consuetudine di etica pubblica che si ispira ai principi
dell’honesty is the best policy e dell’accountability. In altri paesi europei è
considerato disonorevole violare le regole. In Italia il sigillo del potere proviene
sempre dalla solita oscura matrice, quella delle stragi, degli omicidi eccellenti,
dei depistaggi, dei servizi segreti deviati (?), delle confraternite, delle
cupole mafiose, ed oggi chi governa mira pure ad eliminare qualunque forma e
qualunque possibilità di controllo democratico.
Antonio
Bertinelli 5/6/2010